Tra le sfide incredibili affrontate quest’anno da Marco Mignano, probabilmente l’Ultra X Jordan, corsa articolata su 5 giorni che attraversa il deserto giordano per 220km, era la più impegnativa.
E dire che solo negli ultimi mesi l’ultrarunner sponsorizzato da Escort Advisor aveva percorso il Cammino dei Cappuccini (400km con un dislivello complessivo di 15km) di corsa in soli 9 giorni e aveva superato in meno di 26 ore la prova degna delle fatiche di Ercole dell’Olympus Mythical Trail, con i suoi 110km di percorso per oltre 7km di dislivello.
Ma la sfida rappresentata dal deserto della Giordania era di tutt’altro livello e soprattutto portava con sé tutta una serie di incognite legate al caldo soffocante, alla sabbia e al cibo, come ha spiegato bene Marco nel racconto della sua preparazione.
Tenendo conto di tutte queste difficoltà, già anche solo tagliare il traguardo di questo vero e proprio tour de force rappresentava un risultato eccezionale. Considerando che Mignano è riuscito ad arrivare fino in fondo addirittura piazzandosi in Top 20, al 19° posto su 150 partecipanti, questa sua ultima impresa è da considerarsi come una vittoria su tutta la linea.
“È stato incredibile passare così tanto tempo nel deserto, in un ambiente lunare, quasi come trovarsi in un altro pianeta… davvero pazzesco”. Partito il 2 ottobre e rincasato il 9 in Italia, ancora oggi Marco fatica a trovare le parole per descrivere l’esperienza di correre quasi da solo per giorni nel mezzo del niente. “Per la maggior parte del tempo ero unicamente io in questi paesaggi da film. È stato molto emozionante, perché dopo un po’ diventi quasi parte del territorio“.
Tanto tempo trascorso in solitaria ha fornito a Mignano l’occasione di immergersi con il corpo e con la mente in un posto davvero “altro”. Ma questo non significa che l’ultrarunner si sia potuto astrarre dal suo obiettivo, perché la competizione richiedeva una pianificazione costante delle proprie decisioni.
“In principio ho cercato di spingere poco e dosare le energie”, spiega Mignano a proposito della strategia adottata durante la gara. “Il primo giorno ho limitato i battiti e sono arrivato 29esimo. Il secondo giorno ho provato a spingere un po’ di più e mi sono portato in 16esima posizione, anche se volevo andare un po’ più veloce”.
Un avvio progressivo che ha consentito all’atleta di non trovarsi a metà gara sfibrato dal deserto. Ma la sfida più ardua è arrivata il terzo giorno, perché dopo la seconda tappa Marco non è riuscito a farsi massaggiare come si deve e si è presentato in gara, per usare le sue parole, “con le gambe di legno” pur dovendo affrontare un lungo tragitto sotto il sole.
Superata questa vera e propria ordalia, negli ultimi due giorni Mignano è riuscito a dare il meglio di sé e ha recuperato posizioni, fino a consolidare il 19° posto con cui ha tagliato il traguardo finale.
“La gara l’ho gestita bene perché sono riuscito a non bruciarmi in partenza“, commenta l’atleta. Le difficoltà maggiori, però, sono arrivate da altri fronti. L’alimentazione, ad esempio: “Mi sono trovato a mangiare determinati cibi a cui non ero abituato e gli ultimi giorni – ma questa era un po’ una condizione generale – era davvero difficile mandarli giù”. Arrabattandosi con il cibo che aveva portato con sé dall’Italia, comunque, Marco Mignano è riuscito ad alimentarsi a sufficienza e a evitare i malesseri frequenti nelle competizioni di questo tipo.
La sabbia ha rappresentato un altro notevole ostacolo: “Credevo che l’allenamento fatto in dislivello mi avrebbe aiutato di più, ma avevo i muscoli dell’interno coscia davvero doloranti, perché per stabilizzarti sulla sabbia li usi molto di più, dato che ogni passo che fai non è stabile. Da quel punto di vista quindi è stato un massacro”.
E poi, naturalmente, c’era lo scoglio delle temperature proibitive: “Il caldo è stato micidiale. I primi due giorni per fortuna era nuvoloso, ma dal terzo, in pieno sole, nei momenti senza vento era come essere all’inferno”.
Naturalmente, l’Ultra X Jordan non è stata solo fatiche e sofferenze. Al di là della già citata ambientazione da film, anche l’aria che si respirava nei campi base ha fornito un grande incentivo ai corridori: “L’ambiente all’interno del campo, con 150 persone, era molto suggestivo. Io ero in tenda con 11 persone, e giorno dopo giorno queste diventano come una seconda famiglia, perché capiscono quello che stai affrontando e ti forniscono aiuto e consigli preziosi”.
Sfinito, ma soddisfatto, ora Marco Mignano si può concedere il lusso di ripercorrere con il pensiero questa impresa che davvero in pochi sono in grado di compiere. “Se tornassi indietro farei qualcosa di diverso”, riflette dimostrando di non essere mai stanco di migliorarsi, “ma è stata sicuramente una delle più belle esperienze della mia vita in uno degli ambienti più incredibili del pianeta”.
Questo significa che ora l’ultrarunner marchigiano si metterà a riposo per un po’? Niente affatto… ovviamente: “Ora si pensa già a cosa fare l’anno prossimo!”, conclude con entusiasmo e lo sguardo rivolto all’orizzonte Marco, pronto a compiere nuove, incredibili imprese.